Se n’è andato Mario Monicelli. Ha scelto lui il quando e il come. Mica era uno da mettere la sua vita nelle mani di qualcun altro. E ha deciso di volarsene via dal suo letto d’ospedale. Pochi oggetti della cultura – libri film musiche opere d’arte che siano – stanno nella mia mente e nel mio cuore come alcuni suoi lavori. Quand’ero ragazzino, e le televisioni non sputtanavano canone e soldi dell’inserzionista in fiction insulse, in storie di sbirri, preti e dottori, era facile, in certi afosi pomeriggi d’estate, incappare in una qualche commedia all’italiana. Non soltanto il gusto per certe maschere, per certe parabole grottesche e per lo sberleffo al Potere, ma anche una parte importante della mia formazione intellettuale e di cittadino vengono da lì. L’armata brancaleone, Amici miei, I compagni, La Grande Guerra, Caro Michele, Totò e Carolina, Vogliamo i Colonnelli…per cui grazie, Mario, e alla prossima.
Vent’anni dopo Tognazzi, dieci anni dopo Gassman, l’Aldilà sta diventando un luogo sempre più divertente.